Attacco Hacker alla Banca Centrale Russa
Venerdì 2 Novembre 2016 alcuni hacker sono riusciti a rubare 2 miliardi di rubli (che equivalgono a più di 31 milioni di dollari) attuando un cyber-attacco contro la Banca Centrale Russa, riuscendo a sottrarli a svariati conti.
Il tentativo di furto riguardava 5 miliardi di rubli, dice il responsabile della Banca Artem Sychev. Solo grazie ad un immediato intervento è stato possibile limitare il danno e recuperarne circa 3.
Una portavoce della Banca, Ekaterina Glebova, ha affermato in una dichiarazione rilasciata al Wall Street Journal “Non possiamo dire esattamente quando, ma possiamo dire che il furto c’è stato oggi”.
Secondo l’agenzia britannica Reuter gli hacker sono riusciti ad accedere al sistema bancario falsificando le credenziali di un cliente.
I ladri informatici non sono stati identificati e non è stato possibile stabilire l’orario dell’attacco. La Banca Centrale Russa è stata però in grado di recuperare circa 26 milioni di dollari. Parte di questi erano congelati in altri conti, permettendo di bloccare la richiesta di trasferimento effettuata dagli hacker.
Altri attacchi hacker contro Banche centrali
Questo è solo l’ultimo di una serie di attacchi contro le istituzioni finanziarie globali.
Nel mese di Febbraio, infatti, degli hacker avevano preso di mira la Banca Centrale del Bangladesh riuscendo a rubare 81 milioni di dollari.
Allo stesso modo, nel 2015, l’Ecuador subì una perdita di 9 milioni di dollari.
Anche il Vietnam nel 2015 si vide vittima di un attacco informatico in cui i ladri cercarono di rubare alcuni fondi utilizzando il sistema globale Swift.
Il Servizio di Sicurezza Federale russo ha dichiarato in un comunicato:
“Il Paese sta mettendo in campo le misure necessarie per essere pronto a eventuali nuovi attacchi. L’FSB sta portando avanti le misure necessarie per neutralizzare le minacce alla sicurezza economica e alle informazioni della Russia“.
Sembra infatti che gli hacker che avevano progettato l’attacco su larga scala sventato il venerdì precedente, che si sospetta appartenere a servizi segreti stranieri, stessero anche progettando di utilizzare i server di proprietà di BlazingFast, società ucraina con sede nei Paesi Bassi.
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