Come creare contenuti virali senza creare scandali
Chiariamo subito cosa intendiamo per “creare contenuti virali“:
“Mamma, mamma, vorrei una colazione leggera ma decisamente invitante che possa coniugare la mia voglia di leggerezza e golosità.”
Vi dice niente?
Esatto, si tratta dello spot della Motta che ha fatto cadere asteroidi non solo sulla mamma, ma anche sull’azienda.
Infatti in molti hanno gridato allo scandalo armati di forcone.
Noi con questo articolo non vogliamo schierarci, ma solo spiegarvi come creare contenuti virali senza necessariamente generare scompiglio.
Un contenuto virale “scandaloso” agli occhi del target
Non è la prima pubblicità che genera polemiche sfruttando il famoso metodo “nel bene o nel male, basta che se ne parli”.
Ricordiamo infatti il famoso badvertising di Melegatti sui social a fine 2015:
E quello della Nivea di aprile 2017:
Perché funziona (e non funziona)?
Il motivo per cui vengono pubblicate certe pubblicità?
Diventano virali proprio perché inadeguate: Influencer, Politically Incorrect, Epic Fail… sono catalogati tutti come spot xenofobi, razzisti, maschilisti e pieni di cliché.
Il famoso detto “nel bene o nel male, basta che se ne parli” è la chiave di lettura di un approccio che richiama alla mente i paradossi pragmatici studiati dagli psicologi di Palo Alto.
Parlando male di una comunicazione pubblicitaria se ne sta comunque parlando.
Il che vuol dire attirare l’attenzione su ciò che viene criticato, magari portando anche vendite.
E se da una parte va bene la viralizzazione, dall’altra ricordiamo che il web non dimentica e non perdona.
Per creare contenuti virali sani ed accettati è necessario produrne dal forte impatto emotivo, che lascino a bocca aperta il target e lo faccia dire finalmente “..wow”.
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