Due arresti in UK: hackerate le telecamere a circuito chiuso a Washington DC
Il 20 gennaio la National Crime Agency ha arrestato un uomo britannico ed una donna svedese per aver hackerato le telecamere di sicurezza a circuito chiuso di Washington DC prima dell’insediamento del Presidente Donald Trump. Il 70% delle telecamere DC CCTV sono state infettate da un ransomware e sono rimaste inutilizzabili per circa 48 ore.
Ciò è stato reso possibile dalle vulnerabilità nei sistemi di telecamere a circuito chiuso trovate dai due malintenzionati.
Si tratta di un attacco hacker avvenuto il 12 gennaio, appena otto giorni prima dell’insediamento.
Le autorità londinesi hanno arrestato i due hacker con l’accusa di violazione del sistema di telecamere a circuito chiuso.
La nazione ha accolto la notizia con paura.
Infatti, l’insediamento di Trump è stato ritenuto a rischio di attacchi terroristici. Ciò che colpisce è che ben 123 telecamere su 187 sono state infettate dal ransomware.
Una percentuale inquietante, dal momento che si parla della capitale degli Stati Uniti d’America.
Nonostante le loro intenzioni fossero poco chiare, i due hacker hanno chiesto un riscatto in Bitcoin, la famosa moneta elettronica.
Dopo il rifiuto delle autorità di scendere a patti con gli hacker, è stato innescato un sistema di ripristino interno.
Al momento del rilascio delle informazioni contenute in questo articolo, le telecamere di sicurezza a circuito chiuso erano già state ripristinate e i malintenzionati già arrestati.
Ransomware: cos’è e chi è a rischio?
Il ransomware è uno degli attacchi malware più usato dagli hacker in questo periodo storico.
In parole semplici si parla un malware in grado di bloccare l’accesso ai dispositivi. Solitamente dopo l’attacco viene richiesto un riscatto (ransom, in inglese) per lo sblocco.
Oltre a poter sfruttare le vulnerabilità nei sistemi di telecamere a circuito chiuso, questi ransomware sono pericolosi anche per altri sistemi.
Smart TV, serrature elettroniche di Hotel, Hard Disk, sistemi tariffari ferroviari, sistemi dei servizi sanitari, dispositivi Android: nulla è al sicuro da questa minaccia. Tuttavia, i pericoli non ci sembrano reali fin quando non ne abbiamo prove tangibili.
L’infiltrazione di questo ransomware all’interno dei sistemi di telecamere a circuito chiuso degli Stati Uniti d’America non dovrebbe sorprendere.
Due hacker seduti a migliaia di kilometri di distanza sono stati in grado di bloccare il 70% delle telecamere presenti a Washington DC. Questo è avvenuto nel periodo di massima allerta per il Paese dove si trova il dipartimento di Polizia più famoso al mondo.
La sicurezza degli Stati Uniti d’America è stata messa in discussione. Nonostante ciò, molte aziende italiane credano ancora di essere protette da sistemi sicuri.
Eppure l’Italia è fra i primi tre paesi a livello mondiale maggiormente bersagliati da questo genere di minacce.
Ci sono migliaia di telecamere a circuito chiuso non protette e vulnerabili ad attacchi di hacker.
La prevenzione da attacchi non passa unicamente attraverso copie di backup dei propri dati.
Si tratta di scovare ed eliminare per tempo le vulnerabilità nei sistemi di telecamere a circuito chiuso.
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